
Ogni donna che l’ha vissuto lo sa.
L’interruzione spontanea di gravidanza, sia che avvenga a poche settimane di gestazione che a pochi giorni dalla nascita, dà inizio ad un lutto prenatale o perinatale che rappresenta e incarna il dolore di una relazione recisa troppo presto, prima del suo pieno sviluppo.
Ma oggi voglio concentrarmi, anziché sulla perdita, su un altro aspetto che può rappresentare un piccolo spiraglio di luce, un aspetto positivo in mezzo a tanto dolore. Voglio concentrarmi sul fatto che una relazione c’è stata. Non è stata solo immaginata o sognata. Una vita c’è stata. Una piccola vita delicata e sfuggente ci ha sfiorato per un attimo prima di sparire di nuovo, e ci ha cambiate per sempre.
Così come da sempre fa l’istinto di ogni mamma, la Psicologia Perinatale e le Neuroscienze, ci dicono cose incredibili sui primi giorni di gravidanza e sulla relazione viva e reale che si instaura con il bambino.
“Prima di avere un cervello, o persino un corpo, non siamo stati altro che una cellula. Prima uovo e sperma che si sono fusi insieme a formare una singola cellula, e poi una collezione di cellule che si sono separate ancora e ancora. L’esperienza biochimica di quelle prime cellule forma il precursore della memoria – non la memoria come la intendiamo nella vita ai giorni nostri – ma un’antica memoria cellulare di un tempo in cui, come una crisalide, avevamo una forma differente”. (https://www.trvernymd.com )
Prima di andarsene il nostro bambino, pur non essendo ancora una persona così come la si intende normalmente, era già qualcuno. Qualcuno con cui la mamma ha condiviso il respiro e gli umori, che ha percepito, anche “solo” a livello molecolare, la sua presenza e i suoi sentimenti per lui. Qualcuno che è entrato nella sua vita e le ha portato qualcosa.
È proprio su questa brevissima relazione con la vita che c’è stata, che chi affronta il dolore di un aborto spontaneo può scegliere di focalizzare l’attenzione. Per comprenderne il senso, per cogliere il significato profondo di quella breve esistenza, affinché, un giorno, la gratitudine per il suo messaggio e per la breve esperienza di gioia che ha regalato possa emergere, portando un vero sollievo al dolore.
L’organismo umano immagazzina biochimicamente ogni esperienza fin dall’inizio della vita (http://anndiamondweinstein.com ). Ogni più piccola esperienza ed emozione vissuta in quei pochi giorni è stata condivisa con il bimbo. Ogni lacrima, ogni sorriso, ogni risata. Ciò significa che la mamma non era sola e non lo sarà mai, perché quella relazione fa parte di lei.
Dopo aver subito un così grave lutto, possiamo scegliere.
Possiamo scegliere se affogare nella sofferenza o se concentrarci su questa relazione viva e reale che abbiamo avuto con il nostro bambino, in modo tale che il dolore della perdita, profondo, inevitabile, a tratti devastante, possa imparare a convivere con l’orgoglio, la gioia e l’onore di aver condiviso un pezzo di strada con lui. Non solo emotivamente, ma anche, davvero, fisicamente.
Possiamo scegliere.
Scegliere di onorare quella piccola vita e quella relazione, senza sminuirla, negarla o dimenticarla. Scegliere di riconoscerla e di piangerla concedendole il giusto cordoglio che merita. Solo così sarà possibile arrivare all’integrazione del lutto, dando valore alla vita, a quella che c’era ed è svanita con un battito d’ali e a quella che resta: la nostra.
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