28 anni e infertile: come si vive?

Oggi voglio raccontare una storia vera e lo farò proprio con le parole usate dalla protagonista per descrivere la propria vita e raccontare la personale scelta di fare tutto il possibile per convivere al meglio con una inaspettata condizione medica.

Marisa Renee Lee è la fondatrice di Supportal, una piattaforma che aiuta a trasformare l’empatia in azione, al fine di rendere più facile riuscire ad essere utili quando qualcuno che amiamo si trova ad affrontare sfide che cambiano la vita.

Marisa ricorda con estrema lucidità ogni dettaglio dell’ufficio del suo ginecologo, così come ricorda la grande serietà del suo viso mentre le esponeva i risultati degli esami a cui si era sottoposta qualche tempo prima. Non potrà mai dimenticare lo sforzo che faceva per comprendere i termini medici, le sigle, i numeri che definivano in modo incomprensibile qualcosa di lei. 

A un certo punto interruppe bruscamente il suo medico e gli chiese: “Cosa mi sta dicendo, esattamente? È tutto a posto?” 

Fu allora che il medico, gentilmente, con tutta la sensibilità possibile, cercò di spiegare ad una giovane donna, che aveva da poco compiuto 28 anni, che non sarebbe mai stata in grado di avere un figlio proprio. I risultati dei suoi test, fatti per scrupolo, per chiarire alcuni sintomi – sporadici momenti di ansia, depressione, insonnia, mal di testa – che attribuiva perlopiù a effetti collaterali del recente lutto per la morte della madre, rivelavano invece una condizione simile a quella di una donna di 70 anni, con una situazione ormonale tipica della menopausa.

Dopo una ulteriore serie di esami e l’aver consultato altri medici per avere una seconda e una terza opinione, la diagnosi fu confermata: Marisa soffriva di “insufficienza ovarica prematura”, una condizione che riguarda meno dell’1% delle donne.

A 28 anni, era single, era infertile e apparentemente molto sfortunata.

“La perdita della fertilità è una stana cosa” – racconta Marisa – “Specialmente quando la scopri in un momento della vita in cui sei single e cerchi attivamente di non avviare una gravidanza. Diventa poi una vera sfida quando decidi, insieme all’uomo che ami, di volere quel bambino che la biologia ti sta portando via. Attualmente, io e mio marito siamo sposati da tre anni e, nonostante tutti gli sforzi, la nostra storia non include ancora sequenze di foto di bimbi o racconti di fecondazioni assistite andate a buon fine, o percorsi di adozione in corso. Rimaniamo sfortunati in questo settore, ma non siamo senza speranza.”

Ciò che trovo particolarmente importante in una storia come questa, che può essere la storia di tante donne che, per mille motivi diversi, si trovano ad essere diagnosticate come “infertili” o a non riuscire a portare avanti una gravidanza nonostante una relativa facilità di concepimento, è il modo in cui Marisa ha deciso, insieme al suo compagno, di vivere questa condizione. 

“Abbiamo deciso insieme, molto tempo fa, che, sebbene il nostro desiderio ed i tentativi di avere un bambino non avranno fine finché sarà ragionevolmente possibile, nel frattempo noi non perderemo noi stessi in questa ricerca o a causa di essa. Noi abbiamo scelto di perderci in altre cose, l’uno nell’altra, nelle relazioni con i nostri amici che sono come una famiglia, nelle mille altre sfumature della vita che ci portano gioia. Anche se vorremmo una famiglia più grande e crediamo che un giorno l’avremo, per ora il nostro piccolo nucleo composto da due umani e un cane è abbastanza, in parte perché non può essere diversamente.”

“Questo non significa – aggiunge Marisa – che io non sperimenti improvvisi momenti di disperazione, quando sono bloccata a fare yoga seduta a fianco di una bellissima donna incinta o quando vedo un bimbo correre fra le braccia della madre. Significa solo che noi abbiamo coscientemente e attivamente scelto di essere felici con ciò che abbiamo.”

Io credo che ognuno di noi, per motivi e strade diverse, può prendere spunto dalla positività di questa donna che sceglie di non sprecare la sua vita, di non passarla solo nella ricerca disperata di essere madre, dimenticando tutto il resto e spegnendosi nella depressione e nel dolore. La depressione e il dolore fanno purtroppo parte della sua vita, così come della nostra e di quella di chiunque altro, ma l’importante è cosa ognuno di noi fa di questi sentimenti, come si impara a conviverci e a permettere loro di insegnarci nuovi percorsi che non avremmo mai immaginato possibili.

Anche perché, come ci dice ancora Marisa “Un caro amico che ha affrontato in prima persona le sfide dell’infertilità ci ha dato il miglior consiglio che abbiamo ricevuto finora: non c’è letteralmente nulla di cui un bambino abbia più bisogno che di due persone che siano complete da sole, in modo che possano amarlo al meglio, perciò investite nel diventare il meglio di voi, per voi stessi oggi e per il vostro futuro bambino.”

La mia speranza, il mio desiderio oggi è che ognuno di noi possa focalizzarsi sul costruire la vita più piena e significativa possibile insieme a chi amiamo. Forse un giorno sarà possibile investire nella crescita di un bimbo tutto l’amore e la serenità che abbiamo creato, ma sicuramente oggi possiamo essere grati della famiglia che abbiamo e che ci sostiene nel continuare a provare a realizzare i nostri sogni.

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