
Viviamo immersi nella società della comunicazione. Mai come in questo momento storico la comunicazione è continua, ininterrotta, fondamentale per la nostra vita.
Comunicazione professionale asfissiante, con email che arrivano a tutte le ore. Comunicazione social intensa, così che ognuno di noi sa, e vuole far sapere agli altri, cosa ha mangiato ieri sera con gli amici in quel ristorantino sul lago, in che locale è andato nel weekend o dove sta passando le vacanze.
Nonostante ciò, spesso ci si dimentica che la comunicazione è fondamentale non solo negli ambienti virtuali ma, soprattutto, nella costruzione dei rapporti personali in generale, delle amicizie e dei rapporti di coppia in particolare. Parlo ovviamente di una comunicazione reale, profonda, che presuppone reciprocità e volontà di conoscersi e di comprendersi.
Il primo assioma della teoria della comunicazione, sviluppata negli anni ’70 del secolo scorso dalla Scuola di Palo Alto, dice che è impossibile non comunicare, perché anche il silenzio è comunicazione e, anzi, in certi momenti può lanciare messaggi molto forti.
Inoltre, è facile anche dimenticare che, quando comunichiamo, non solo il “cosa” diciamo ma anche il “come” lo diciamo determina la nostra capacità di entrare in connessione con il nostro interlocutore.
Nella costruzione di una coppia la comunicazione è fondamentale. Innamorarsi rende più forti, fa sentire come se tutto fosse possibile e a portata di mano, ma rende anche fragili, bisognosi di conferme, di amore, di sostegno, di dimostrazioni di fiducia. Si ha bisogno di sapere fino a che punto l’altro è in grado esserci per noi, di essere affidabile, sincero e presente nella nostra vita.
A volte, per scoprire questi limiti, si sottopone il partner a tutta una serie di prove, di “esperimenti”, di “vediamo se capisce, se si ricorda, se ci tiene…”, basati sul pensiero magico che se davvero ci capisce, allora la nostra mente sarà per lui cristallina, leggibile come un libro aperto, senza alcun bisogno di parole.
Zygmunt Bauman nel suo libro “Amore liquido”, afferma che “il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione.“ Possiamo aggiungere che questi errori nel comunicare sono spesso basati proprio sull’illusione di poter essere compresi senza aiutare l’altro a farlo, pensando che esista una sorta di telepatia fra chi si ama, che consente di comprendere tutto senza sforzo. È qualcosa che spesso si legge nei romanzi o si vede nei film e per questo, forse, si è trasformato in una diffusa convinzione che la vicinanza delle anime in una coppia renda possibile “sentire” ciò che l’altro pensa o prova.
Va da sé che, se questo non accade, immediatamente emergono dubbi, paure, sentimenti di rabbia e si apre la porta a delusioni, silenzi e incomprensioni.
In realtà, le persone sono tutte molto diverse fra loro e ciò dipende da mille fattori: la storia personale, il contesto in cui sono nate e vivono, i tratti di personalità e le personali strategie di adattamento, l’essere uomini o donne, le proprie risorse e i punti di debolezza. È ovvio, perciò, che il mondo interiore di ognuno può essere compreso solo invitando le persone a entrarci per poterglielo spiegare.
Sappiamo che gli uomini sono più lineari nel loro modo di pensare e di agire, più pratici, mentre le donne hanno l’esigenza di raccontarsi, di descrivere ciò che provano nei minimi dettagli, soprattutto quelli relativi a sentimenti, emozioni o paure. Le divisioni, però, non sono così nette, esistono uomini molto sensibili e capaci di guardarsi dentro ed esprimere ciò che provano così come ci sono donne più portate al pragmatismo e al problem solving, ma è comunque importante tener conto di queste possibili diversità di fondo all’interno di qualsiasi relazione di coppia.
Accogliere l’altro, avere la pazienza di avvicinarsi e la volontà di conoscerlo veramente, per come è davvero, andare oltre il pregiudizio per comprendere di cosa ha realmente bisogno e contemporaneamente comunicare con lui per farci conoscere, per esprimere i nostri bisogni più profondi può essere molto faticoso, è vero, molto meno “romantico” dell’essere compresi magicamente senza parlare, ma è l’unica strada possibile per diventare adulti e costruire una valida intesa di coppia.
Purtroppo, è molto difficile iniziare a farlo in un momento di crisi. Sarebbe meglio imparare a farlo nei momenti migliori, quando si possono condividere sentimenti ed emozioni positive, speranze o aspettative per il futuro e il proprio personale modo di vedere la vita. In questo modo sarà più facile comprendere il nostro partner quando, nei momenti difficili della vita, entrambi non avremo la forza e la lucidità necessarie per interpretare i pensieri dell’altro. Solo una precedente abitudine al dialogo e alla condivisione potrà aiutarci ad essere di supporto alla persona amata, ed a sentirci supportati da lei, anche quando tutto intorno sembra cadere a pezzi.
La vita è piena di momenti complessi e richiede sempre grandi capacità di adattamento alla realtà, ma quasi nulla può preparare all’intensità, allo shock e al dolore di un lutto perinatale. È un momento in cui nulla sembra avere più senso, in cui i concetti di giusto e sbagliato perdono di significato, in cui si crea una profonda rottura esistenziale fra il “prima “ e il “dopo”. Un dopo in cui non si è più le stesse persone di prima ed è importante avere la pazienza e la volontà di ricominciare a conoscere chi ci sta accanto.
In un momento così, se non ci si libera del pregiudizio “se mi ama, se amava il mio bambino, se ci teneva davvero…allora mi capisce”, si rischia solo di allontanarsi l’uno dall’altra creando silenzi dolorosi, che separano come muri sempre più alti e aprono le porte alla delusione, ai litigi, alla solitudine vissuta in coppia.
È possibile evitare tutto questo. Ed è, tutto sommato, anche semplice iniziare a farlo. Basta raccontarsi. Basta iniziare a parlare e raccontare cosa si prova in quel momento, anche se non lo abbiamo chiaro neppure noi, anche se non lo abbiamo mai provato prima e ci spaventa. Basta provare ad esprimere quelle emozioni che ci invadono, per far comprendere all’altro come ci sentiamo.
Parole semplici. Frasi in prima persona.
Io provo…, Io penso…, Io sento…, Non ho capito bene…, Non riesco a pensare/capire/immaginare cosa provi tu…, Ho bisogno di…, Mi manca questo…, Vorrei tanto che tu…
Sembra una piccola cosa, ma il parlare in prima persona cambia moltissimo la percezione che l’altro ha delle nostre parole, cambia il senso della relazione, evitando che le nostre parole siano percepite come un attacco, come spesso accade quando le frasi iniziano sempre con “TU”.
TU mi fai sentire…, TU dici che…, TU fai questo…, TU non fai quello…, TU non capisci che…, TU dovresti…, TU non mi dai quello di cui avrei bisogno…, TU non mi capisci…, TU non hai interesse per…, TU non ti impegni a…
Occorre parlarsi, parlarsi tanto, anche quando è difficile, anche quando non si hanno le energie, anche quando l’altro ci sembra cambiato e fatichiamo a riconoscerlo. Occorre curare quell’amore che ha unito, anche se ora sembra lontano e meno importante del dramma che si sta vivendo. Occorre dimenticare la telepatia e dare all’altro la possibilità di capirci e di starci accanto, aiutandolo a farlo.
Il lutto perinatale è sicuramente uno dei momenti peggiori, più drammatici e complessi nella vita di una coppia. Affrontarlo insieme rende possibile trovare forza l’uno nell’altra, permette di sentirsi meno soli, permette di parlare di quel bambino con qualcuno che l’ha amato quanto noi anche se magari in modo diverso, consente di rafforzare il legame di coppia trovando insieme le strategie per affrontare la quotidianità e il futuro. Vale la pena parlarsi per questo.
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