In questa pagina trovate le risposte a molti dubbi e alle domande più comuni che mi vengono rivolte. Purtroppo ancora oggi la professione dello psicologo è poco compresa e succede spesso di sentire affermazioni tipo: “Andare dallo psicologo?!? Non ne ho bisogno, non sono mica matto!”, oppure “Se devo parlare con qualcuno preferisco farlo con un amico!”, o ancora “Non sono mica malato o depresso, ho solo bisogno di superare questo momento/capire questa cosa/risolvere questa relazione.”
Per rivolgersi a uno psicologo, in realtà, non occorre essere disperati. Tutti possono farlo nel momento in cui si rendono conto di avere una qualche difficoltà di tipo esistenziale, affettiva, familiare o relazionale, percepita come in grado di compromettere il proprio benessere e di causare un certo grado di sofferenza.
Nell’arco di una vita esistono momenti in cui vicissitudini impreviste o normali tappe del ciclo di vita portano ad un bivio, ad un momento di sbandamento o di stallo. Ad esempio, per rimanere nel campo delle mie aree di intervento, anche un qualcosa di molto bello come il diventare genitori può suscitare ansie e preoccupazioni relative al sentirsi pronti, all’avere fiducia nella propria capacità di affrontare una nuova grande responsabilità, ed il quadro si può complicare notevolmente se subentrano difficoltà di concepimento o problemi di infertilità.
Quando poi accade l’imprevisto, l’impensabile, quando l’attesa si interrompe, quando un figlio cercato e sognato all’improvviso muore, prima, durante o dopo la nascita, la presenza dello psicologo si fa più significativa, configurandosi come una figura esterna ma attenta che può ascoltare, contenere l’angoscia, accogliere qualsiasi emozione intensa, accompagnare nel percorso di lutto, con la forza della sua esperienza e della sua specifica preparazione e formazione continua, e con la delicatezza della sua empatia.
Quando rivolgersi a uno psicologo?
Non esiste un momento giusto, un momento migliore in senso assoluto per fare una richiesta di aiuto. Se si pensa di interpellare uno psicologo e si arriva fino a leggere queste righe, significa che ci si sente un po’ vulnerabili o infelici o bloccati ed è quindi il momento di farlo davvero, superando i dubbi e le paure.
I genitori che hanno perso un figlio solitamente ricercano aiuto dopo le prime settimane caratterizzate dallo shock, dalla disperazione, dall’incredulità, quando cominciano lentamente a realizzare che l’incubo peggiore è davvero accaduto ed a chiedersi come potranno sopravvivere e andare avanti con la propria vita. Spesso la fatica di vivere è così potente da far pensare di aver bisogno di un sostegno esterno, di una persona esperta di questo tipo di lutto tanto particolare. Lo psicologo sarà in grado di accogliere la vostra storia, di ascoltarvi senza giudizio, di aiutarvi a definire meglio le vostre priorità, a far emergere le vostre risorse, che ci sono sempre, anche quando non sembra, ed a trovare la vostra personale strada verso l’integrazione del lutto nella vostra vita.
Cosa può fare per me uno psicologo?
Le credenze popolari sono tante: lo psicologo “legge” nella mente delle persone, “aggiusta” le persone per cambiarle, “sistema” chi ha problemi, “insegna” il modo di affrontare le cose, trova la “cura” giusta. Nulla di tutto ciò è vero.
Sarebbe un discorso molto lungo da affrontare qui, per cui preferisco rispondere solo dal mio punto di vista, affermando che per me essere psicologa è qualcosa di molto diverso. Ciò che io posso fare per voi inizia sicuramente con un ascolto attento, perché le vostre storie mi interessano, con cuore e mente aperti, perché voi sapete come vi sentite e siete gli esperti della vostra vita, senza giudicare e senza insegnare nulla, ma accompagnandovi e costruendo insieme a voi il percorso che vi porterà a non avere più bisogno di me. Sottolineo la parola insieme, perché in voi non c’è nulla di sbagliato, nulla da curare o da aggiustare, ma ci sono, invece, molte risorse nascoste, dimenticate, inutilizzate, da riscoprire ed usare per rivedere le prospettive, i punti di vista, le possibilità, le aspettative, con uno sguardo nuovo.
La lingua inglese utilizza due termini simili ma profondamente diversi per distinguere “to cure”, il curare in senso medico, dando farmaci e prescrizioni che facciano sparire i sintomi, e “to care”, il curare nel senso di prendersi cura, dare conforto e attenzione, mostrare empatia e accompagnare nell’esperienza, sostenendo quando necessario. Inutile dire che preferisco il secondo. Il lutto di un figlio non è una malattia, non va curato, ma occorre prendersene cura come uno dei momenti più delicati di una intera esistenza. Oltre all’indispensabile aiuto di una rete di supporto familiare e amicale, un sostegno psicologico può aiutarvi a ridurre la sofferenza, a recuperare un maggiore equilibrio, a migliorare le capacità relazionali in un momento in cui spesso l’isolamento sembra la soluzione migliore, a gestire meglio le emozioni potenti che a volte sembrano invadervi, a comprendere meglio le reazioni del vostro partner e dei vostri figli.
Quanto può durare un percorso di sostegno psicologico al lutto perinatale?
È difficile dirlo. Ogni situazione è diversa. Ogni persona è diversa. Si può trattare di percorsi individuali o di coppia. Mi piace pensare che ogni percorso sia come un itinerario, da personalizzare e co-costruire insieme allo psicologo, sempre modificabile in base ai paesaggi che si incontrano, al proprio stato di forma, alle condizioni del tempo. Per questo motivo non è possibile stabilire in anticipo la durata degli interventi. Solitamente nel corso dei primi colloqui sarà possibile ipotizzare come procedere, mantenendo la flessibilità necessaria ad affrontare eventuali cambiamenti in itinere.
Quanto dura una seduta?
Ogni incontro, sia online che in presenza, dura un ora. Se si tratta di un percorso di coppia la seduta dura 90 minuti. La frequenza verrà stabilita di volta in volta in base alle caratteristiche della richiesta di aiuto ed alla disponibilità sia dello psicologo che del cliente.
Cosa succede se voglio smettere?
È possibile interrompere il percorso in ogni momento. È buona norma avvisare lo psicologo della propria decisione e rendersi disponibile per un’ultima seduta in cui tirare le fila del lavoro fatto e non lasciare nulla in sospeso.
Quanto può costare un percorso di sostegno psicologico al lutto perinatale?
Anche i costi variano in base alle richieste di aiuto avanzate e alle situazioni, a seconda, per esempio, che si intraprenda un percorso singolo o di coppia, o che si richieda una singola consulenza. Durante il primo contatto telefonico ci sarà modo di comunicare tutte le informazioni relative all’intervento prescelto. Ad ogni pagamento verrà rilasciata regolare fattura detraibile dalle tasse. In caso di consulenza online e la fattura sarà inviata via email.
Come funziona la consulenza psicologica online?
Trovate tutte le informazioni al riguardo alla pagina Consulenza online.
Perché scegliere come psicologa la dr.ssa Paola Acquotti?
È utile rivolgersi a me perché:
- ho scelto di occuparmi di un tema specifico, il lutto, di cui la società preferisce non parlare considerando la morte come un tabù da cui allontanarsi scaramanticamente;
- ho scelto come principale ambito di intervento un lutto particolare, quello prenatale e perinatale, ancora più invisibile e inascoltato;
- le mie scelte professionali nascono sia dall’aver sperimentato personalmente, molti anni fa, la perdita di un figlio durante la gravidanza, che dall’essermi occupata per molti anni di argomenti legati alla morte, all’accompagnamento di malati terminali, alle cure di fine vita, al lutto, grazie a precedenti esperienze professionali e di volontariato;
- credo fermamente nell’esistenza, all’interno di ogni individuo, di risorse, potenzialità e capacità di resilienza inimmaginabili, che aspettano solo di essere ricordate e indirizzate nella direzione prescelta;
- riconosco e ammiro il grande coraggio delle persone che decidono di permettersi di chiedere aiuto, di fermarsi a guardare dentro di sé e trovare la forza per darsi una nuova possibilità, nonostante i dubbi e la paura di non riuscire;
- ho un enorme rispetto per le vostre storie e le vostre vite, per le parole e le emozioni che mi affidate, di cui avrò estrema cura per comprenderne il profondo significato e proteggerle seguendo sia le norme del Codice Deontologico che quelle relative alla privacy.
